E-bike: tre punti chiave per comprendere la nostra filosofia Lorenzo Franzetti 11 agosto 2018 BLOG, Cultura ciclistica Da quando la Bottega ha iniziato il suo nuovo corso, le ebike sono arrivate ovviamente a catalogo e a magazzino. Da tre anni, mi accosto con tanta voglia di capire e confrontarmi con questo nuovo approccio all’uso della bicicletta. Ho una cosa che mi frega sempre, tuttavia: con la mia famiglia sto portando avanti una vecchia bottega, la più antica e di tradizione ciclistica della Lombardia. Ma non nasco commerciante e non voglio morire commerciante: preferisco fare cultura ciclistica, anche costruendo e vendendo biciclette. Questo punto chiave vi aiuterà a capire come arrivo a certe riflessioni. Punto 1: le biciclette a pedalata assistita sono un’opportunità importante per chi vende biciclette, ma il boom è ancora tutto da registrare. Come al solito il marketing dei grandi brand e le balle sui social network hanno la meglio, ma la realtà italica è ben diversa e molto lontana da quanto accade in altre realtà europee. La bicicletta a pedalata assistita, quella di qualità, ha un costo e a queste condizioni, gli italiani, non sono abituati: spendere 2.000 euro per una city bike elettrica, tutti meritati, in Italia sembrano una follia. Purtroppo la cultura del nostro Paese è questa: si è disposti a mangiare pane e cipolla per l’ultimo I-phone, oppure per il televisore al plasma più figo, ma la bici no, si fa fatica a immaginarla costosa. Con ciò, voglio soltanto dire che, per poter parlare di boom delle ebike, in Italia, occorre lavorare moltissimo sulla cultura ciclistica e sul modo di spostarsi quotidianamente nei nostri paesi e nelle nostre città. Altrimenti, picche. Punto 2: le biciclette a pedalata assistita, che all’estero hanno un nome ben preciso, Pedelec, sono per la legge italiana considerati veicoli e non biciclette. L’e-bike, dunque, non è una bicicletta, ma un’altra cosa, che, per deroga, viene equiparata alla bicicletta, se risponde a determinati requisiti di sicurezza e se è sottoposta a precise limitazioni. L’aiuto elettrico, in sintesi, funziona fino alla velocità di 25 km orari. Questo limite ha motivazioni ben precise, che hanno a che fare con il peso del mezzo e i materiali utilizzati, oltre che la loro affidabilità. Pertanto, evitate di venirmi a chiedere di sbloccare le vostre bike per farle assomigliare a scooter a pedali: questo, da me, in bottega non lo si farà mai. E lavorerò sempre e solo con ebike che mantengano un concetto ciclistico predominante. Chi vuole lo scooter a pedali, può rivolgersi ad altri: eticamente sono severo con quanto si fa in bottega, a costo di perderci commercialmente. Lo sblocco del limite, per conoscenza, oltre ad avere rischi per la tenuta dei materiali, comporterebbe gli stessi obblighi necessari per i mezzi a motore (immatricolazione, assicurazione, obbligo del casco non ciclistico, ma da moto, eccetera). Punto 3: sto seriamente pensando di rinunciare a un’auto in famiglia per sostituirla con un’ebike per i miei spostamenti quotidiani che, in genere, coprono un raggio di 5/7 chilometri. Trovo che il futuro dell’ebike sia soprattutto su questo versante: urbano e cicloturistico, pensato per la mobilità alternativa agli altri mezzi a motore. Tuttavia, un aspetto che ritengo odioso del nostro piccolo mondo commerciale ciclistico è la tendenza, degli ultimi anni, a far spendere più soldi possibile alla gente, sdoganando l’idea che la bici non sia un bene durevole. Una decina di giorni fa, confrontandomi con un produttore internazionale di batterie, questo ingegnere mi ha candidamente espresso il suo punto di vista: «L’aspetto geniale dell’e-bike, dal punto di vista commerciale – diceva -, è che introduci nel mondo delle biciclette, la stessa dinamica che tiene in costante movimento il settore dell’elettronica: il concetto di obsoleto. Il telefonino che hai in tasca, per fare un esempio, è già vecchio o lo sarà presto e ti costringerà ad aggiornarlo o a sostituirlo nell’arco di qualche anno, non di più. Con l’ebike sta per accadere questo». Da me, statene certi, non ascolterete mai certi concetti: l’aspetto commerciale è sì importante, ma il mio obiettivo e darti la bici più affidabile nel tempo e più adatta alle tue necessità o desideri. Per questa ragione, per esempio, per questioni puramente pratiche e tecniche io vi consiglierò ebike con batterie esterne o semintegrate (sempre pensando al futuro dei miei clienti), che ritengo più affidabili e leggere, anche se esteticamente meno attraenti. Non vuol dire essere retrogadi, parliamoci chiaro: aggiornarsi è un dovere, ma sempre secondo buonsenso ed etica. La Bottega del Romeo a Ispra e dintorni è un’istituzione, un punto di riferimento e continuerà a farlo: sulle nostre strade, nei nostri paesi circolano centinaia, migliaia di nostre biciclette ancora perfette anche a 20 anni dall’acquisto. Dal punto di vista commerciale può sembrare una sfiga, dal nostro punto di vista è un orgoglio e si vuol continuare su questa linea: anche guardando con curiosità e attenzione ai possibili sviluppi del fenomeno ebike. Lascia un Commento Annulla la risposta You must be logged in to post a comment.