Il senso di una Ciclovia del Lago Maggiore Lorenzo Franzetti 25 novembre 2016 BLOG, Cicloturismo, Fiab Lago Maggiore, Mobilità sostenibile, Territorio 4913 Commenti Se ne parla sempre di più: manca una ciclovia del Lago Maggiore. Ora la questione è finalmente sui tavoli istituzionali. La bicicletta salverà il nostro territorio in crisi? Forse no, ma può aiutare moltissimo a cambiare non solo l’economia, ma anche le abitudini quotidiane di chi vive in un posto tanto bello, quanto poco valorizzato come la “sponda magra” del Lago Maggiore. Da sempre, la Bottega del Romeo non vende solo biciclette, ma la sua anima è la cultura ciclistica, il legame col territorio: in anni recenti, ci siamo inventati una parola, la LibEreria, abbinata a una visione, ovvero a un’idea di vita quotidiana più libera e più a contatto con la nostra terra, meravigliosa e perfetta da vivere a passo d’uomo e a colpi di pedale. Il nostro progetto è chiaro: sviluppare un cicloturismo compatibile con la meraviglia del nostro territorio e provare a rendere la nostra zona più amica delle biciclette. Non a parole, ma in concreto. La ciclovia del Lago Maggiore è un progetto che, inevitabilmente, ci vede in prima linea e al fianco di chi, tra le istituzioni, vuole occuparsene seriamente. Abbiamo anche scelto di creare una sezione specifica della Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta, proprio per condividere al meglio e il più possibile queste tematiche. Per prima cosa, occorre fare chiarezza: cosa è una ciclovia? Vien facile pensare a una bella pista ciclabile, una striscia d’asfalto di 25 chilometri e la questione è risolta. In realtà, una ciclovia è un progetto più complesso e articolato, che richiede non solo competenza, ma anche amore per questo territorio. La ciclovia del Lago Maggiore è l’opportunità che manca, al nostro territorio, per sviluppare finalmente il cicloturismo nella nostra area. Cicloturismo lento, fatto di piccole cose e di emozioni da gustare. E’ un turismo eco-compatibile, che non disturba, perfetto per fare finalmente apprezzare le tante tipicità, paesaggistiche o naturalistiche che possediamo. La ciclovia deve offrire opportunità a ogni paese, deve attraversare tutte le nostre località, mettere ogni comune nella condizione ideale di poter sviluppare il cicloturismo, cominciando a sfruttare le risorse esistenti. Certo, ogni progetto costa, c’è ormai una corsa esasperata ed esasperante ai finanziamenti, europei, regionali, o simili, per poter sperare di fare ogni cosa. Tuttavia, basterebbe un minimo di concretezza, non servono progetti mega e costosi. Anzi, a volte sono anche controproducenti. Le piste ciclabili non sono sempre necessarie. Qualcuno, la mobilità sostenibile è convinto di risolverla così: una bella pista ciclabile, magari in campagna elettorale, e stop. In realtà, nelle nostre zone, disponiamo di una fitta rete di strade, antiche o meno antiche, in cui la convivenza tra le biciclette e gli altri utenti della strada è tutto sommato facile. Basterebbe cominciare a ripristinare le strade esistenti, quelle che usavano i nostri nonni nelle campagne, ripristinare con un minimo di manutenzione. Inoltre, alcune soluzioni come le Ztl (zone a traffico limitato) e zone 30 rendono in molti casi superflua la costruzione delle piste ciclabili. Questo, poi comporterebbe un reale sforzo, un impegno in prima persona di ogni comune per migliorare la qualità della vita e la sicurezza sulle strade di propria competenza. Mancano piste ciclabili: ecco il luogo comune che, in molte sedi e discussioni, giustifica ogni carenza, in termini di sicurezza e di mobilità cicloturistica. Tirare una riga col pennarello su una cartina, magari, è la soluzione più veloce per progettare una pista ciclabile, ma è davvero tutto lì, quello che serve? Una pista ciclabile, anche la più utile e necessaria, è un’infrastruttura in più, che va a mangiare territorio e che richiede e richiederà manutenzione. Ma siamo davvero sicuri che basti questo? Da Sesto Calende ad Angera, da Taino a Osmate, da Ranco a Ispra, da Monvalle a Leggiuno, fino a più su, a Laveno e dintorni: ogni comune ha le proprie opportunità sulle quali cominciare a investire senza dover per forza spendere chissà quali soldi. Ogni comune ha il suo lavoro da fare, in termini di sicurezza e convivenza civile e sicura tra tutti gli utenti delle strade (pedoni, ciclisti, motociclisti, automobilisti). Ogni comune ha itinerari da riscoprire, magari cominciando semplicemente con un po’ di buona volontà. Mi fa sorridere, leggere per esempio, a proposito della pista ciclabile del Lago Maggiore, sponda piemontese, le critiche degli imprenditori perché… costa troppo poco. Ecco, queste logiche, ci riportano al vecchio stile italico. Per favore no, cominciamo dal basso, dal quotidiano, dal cambiamento vero di vecchie abitudini. Fondamentale, però, è lavorare in rete: le istituzioni, i tecnici, ma anche gli operatori turistici e coinvolgendo soprattutto chi usa la bici e, magari, chi con la bici ci lavora, in modo da evitare il più possibile errori, ingenuità e sprechi. Un’occasione preziosa, per esempio, viene da Agenda 21 Laghi, la rete dei comuni del nostro territorio che è perfetta per portare avanti concretamente questo progetto di ciclovia del Lago Maggiore. Noi ci siamo, mettiamo a disposizione la nostra esperienza e, da qualche mese, è stato coinvolto addirittura il Politecnico di Milano, con professori e studenti, disponibili a studiare le reali esigenze del nostro territorio. Lascia un Commento Annulla la risposta You must be logged in to post a comment.