Quando Coppi veniva a Ispra Lorenzo Franzetti 13 ottobre 2016 Cultura ciclistica, leggende e storie a pedali 3892 Commenti Coppi con Gianni Brera, a caccia Il 2 gennaio per il ciclismo sarà sempre una ricorrenza triste: il 2 gennaio 1960, morì Fausto Coppi. A 52 anni da quel giorno, vorremmo ricordare il Campionissimo in una veste quasi sconosciuta, ma legata proprio a Ispra ed al basso Lago Maggiore. All’inizio degli anni Cinquanta, Fausto Coppi frequentava le nostre zone durante l’inverno: ci veniva ogni tanto con due amici. Uno era il gregario Ettore Milano, compianto e grande amico della bottega del Romeo (fu presente al 70 anniversario, nel 2005), l’altro era Gianni Brera, il famoso giornalista. I tre, ovvero Coppi, Milano e Brera, venivano spesso qui a caccia, nei boschi della Quassa, dove si trovava la riserva di Renato Nobili, industriale chimico di Gallarate e loro amico. E dopo la caccia, si fermavano a pranzo all’osteria del Pio IX, che si trovava al rione Monzeglio (nella località Quassa). Era un’osteria gestita da una tale Francesca Soma, che aveva un fratello pasticcere che si fece onore nei migliori alberghi d’Italia. Coppi trascorreva a Ispra momenti di svago, dunque, ma in queste giornate il vero protagonista era più il giornalista Brera, di cui ancora si ricordano le grandi mangiate, le bevute e le accesissime partite a carte del dopo pranzo. Coppi, da atleta, era costretto a contenersi, il suo menu era sempre piuttosto misurato: filetto al sangue, frutta cotta e acqua minerale. In estate, tra una corsa e l’altra, si concedeva qualche sosta per un bagno in riva al lago, condividendo qualche pomeriggio allegro, con l’amico e compagno di squadra Luigi Casola: Ispra era una sosta gradita anche perché si trova poco distante da Varano Borghi, il paese in cui viveva (da sposata) la sua amante, la famosa Dama Bianca, che poi divenne compagna degli ultimi anni della sua breve vita. Gianni Brera conosceva bene i boschi che oggi sono teatro dei più suggestivi percorsi della LibEereria del cicloturista: fu partigiano in val d’Ossola e per un certo periodo, il celebre giornalista, si rifugiò proprio nei boschi tra Ispra e Angera. Sono piccoli aneddoti, questi, che in qualche modo contribuiscono a ricordare tre grandi personaggi della storia del ciclismo. Queste curiosità si sono tramandante grazie, soprattutto, alla cura e alla passione di Giuseppe Caravati, grande cultore di storia locale isprese. Lascia un Commento Annulla la risposta You must be logged in to post a comment.